Tra tutti gli inviti che quotidianamente mi arrivano sulla mail istituzionale per partecipare a webinar, che tendenzialmente declino per questioni di tempo, uno ha colpito particolarmente la mia attenzione.
L’anteprima della mail diceva: “I cervelli hanno un sesso? È possibile attribuire l’espressione di diversi interessi e capacità in donne e uomini, a una differenza essenziale inscritta nei loro cervelli?”.
La prima cosa che la mia mente ha pensato, facendo lo sgambetto al raziocinio, è stata: questa è la presentazione di un emozionante libro fantascientifico!
Poi, rileggendo meglio, mi è venuto naturale pormi una domanda: ma chi spenderebbe tempo e denaro (pubblico), per dimostrare che le differenze tra uomo e donna sono iscritte in modo immodificabile nel cervello?
Probabilmente, se la vedete come me, la risposta vi suonerà alquanto fastidiosa. Ma, a quanto pare, esiste una branca della ricerca neuroscientifica convinta che il cervello tra uomo e donna sia diverso, non solo nella forma (e questo è verificato per quanto riguarda le dimensioni), ma anche per funzionalità.
Neurosessismo
Questa linea di ricerca prende il nome di Neurosessismo (termine coniato da Cordelia Fine), e sostiene l’esistenza di differenze intrinseche tra cervello maschile e femminile, che predispongono i sessi a comportamenti fissati, immutabili e stereotipati.
Una parte dei neuroscienziati sono convinti che le differenze di genere abbiano un’origine biologica.
Una “caccia alle streghe”, quella del moderno neurosessismo, iniziata con Darwin, il quale diceva “Mi pare molto difficile, per le leggi dell’ereditarietà, che le donne possano eguagliare l’intelletto dell’uomo”, e che continua tutt’oggi. Negli ultimi anni, infatti, c’è stato un gran proliferare di presunti studi scientifici su come funzioni biologiche, ormoni e altre “inconfutabili” prove, confermino i classici cliché.
Per citarne qualcuno, abbiamo quello che il cervello degli uomini è più razionale mentre quello delle donne più empatico. Oppure quello che gli uomini sono bravi in matematica, le donne sono portate a prendersi cura degli altri. E ancora che le donne sono “per natura” più chiacchierone, gli uomini taciturni.
E’ oggettivamente vero che il cervello maschile e quello femminile siano strutturalmente diversi. Precisamente, quello femminile è mediamente meno grande di quello maschile (1,2 chili contro 1,35), ma lo é solo per una questione di proporzionalità al resto del corpo, senza incidere sul quoziente di intelligenza. A nessuno verrebbe in mente di dichiarare che le persone basse sono per natura meno intelligenti di quelle alte o che Einstein, con il suo cervello da 1,25 chili, non aveva una mente brillante! Su 16 mila studi con immagini a risonanza magnetica, dal 1992 a oggi, solo il 2,6% ha riscontrato significative differenze cerebrali tra i cervelli maschili e femminili.
Natura o cultura?
Un approccio più olistico e corretto di quello del neurosessismo è considerare che, ad avere un impatto profondo sulla crescita dell’individuo, sono le aspettative che si hanno ancor prima che questo nasca, alimentando stereotipi. I giochi con cui giocare, i vestiti da indossare, gli sport da praticare, gli amici da frequentare, le professioni a cui aspirare. Ogni aspetto della nostra esistenza è ancora sottoposto a una radicata e quasi involontaria suddivisione di genere. Queste dinamiche rafforzano la percezione collettiva che ci sia una differenza “naturale” tra ruoli e status femminili e ruoli e status maschili.
La cosa migliore (e anche la più semplice) da fare per avere una società senza pregiudizi, sarebbe quella di consentire a ogni essere umano di lasciar emergere le proprie potenzialità in modo spontaneo, senza relegarle al genere di appartenenza.
Piuttosto che precludere le possibilità di sviluppo dell’individuo, classificando i comportamenti umani in “maschili” o “femminili”, sarebbe scientificamente corretto definire l’essere umano come un mosaico unico e complesso.
Le differenze tra uomo e donna derivano da fattori culturali, legati anche alla posizione geografica e al momento storico, non certo dalla composizione della nostra materia grigia.
Plasticità cerebrale e pregiudizi culturali
Fortunatamente c’è un’altra parte di comunità scientifica che ha messo in discussione questi postulati del neurosessismo, accusando i due terzi degli studi che individuano tali differenze, di non essere supportati da sufficienti prove scientifiche.
Cordelia Fine, Gina Rippon e Raffaella Rumiati, sono alcune delle voce di spicco contro la cattiva divulgazione neuroscientifica. Tutte sono concordi sul fatto che una diversità nella conformazione cerebrale non porti naturalmente allo sviluppo di abilità e attitudini diverse. La plasticità cerebrale è ormai un dato scientifico acquisito.
Il cervello umano è un organo estremamente plastico e mutevole, capace di modificarsi e adattarsi all’ambiente circostante, a prescindere dal genere. Sono l’ambiente in cui viviamo, le attività che svolgiamo, le esperienze che facciamo e le persone che incontriamo a modificare il modo in cui i neuroni comunicano tra loro contribuendo a configurare costantemente, a tutte le età, la nostra struttura cerebrale.
A sfatare alcune delle fake news sull’inferiorità della donna, è stato un uomo: James Flynn, uno dei massimi esperti internazionali di studi sul Qi (Quoziente intellettivo).
James Flynn sostiene che, negli ultimi cento anni, le donne hanno superato gli uomini in fatto di intelligenza, migliorando le prestazioni nei test del Qi. E questo non perché siano diventate degli OGM, ma perché sono più istruite e hanno raggiunto maggiori possibilità di espressione rispetto al passato. E l’unico motivo per cui tutt’oggi ci sono poche donne in ricerca, e poche docenti nell’ambito universitario, è solo per una questione di pregiudizio culturale.
Gli uomini non vengono da Marte
Dunque, se vi state ancora chiedendo se “Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere”, come dice nel suo libro John Gray, direi proprio che la risposta è NO!
Personalmente, credo che la nuova versione 2.0 della scienza non debba prevedere nessuno di quei condizionamenti e pregiudizi di genere, che tutt’oggi sono marchiati a fuoco nella nostra mente.
Esistono sette miliardi e mezzo di differenti configurazioni cerebrali, tante quante le persone che vivono su questo pianeta: ogni cervello è meravigliosamente unico e diverso da tutti gli altri.
Bibliografia (solo indicativa):
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25414288/