E’ arrivata l’estate, la stagione degli abiti più scollati e dei vestiti più corti, delle gonne e dei pantaloncini che mettono in risalto il corpo e le forme.
Questo è il momento in cui spesso le persone con un corpo grasso passano ancora più tempo davanti allo specchio a denigrarsi e cercare gli escamotage per nascondere quelle braccia grosse e flaccide, pensando che “vorrei tanto indossare quella gonna, ma ho le cosce enormi”. Oppure “che bello quel vestito, ma mi fascia troppo la pancia, chissà cosa la gente potrebbe dire di me”.
il corpo grasso di cui voglio parlarvi è il mio
Mi chiamo Elisa, in arte Bernarda Jones, ed il corpo grasso di cui voglio parlarvi è il mio.
Per anni, tutto quello che avete letto poco fa, per me era all’ordine del giorno. Il tutto accompagnato da “generosi” complimenti dei miei compagni di classe.
Eppure ora, se guardo le mie foto da adolescente, non vedo una ragazza grassa: avevo solo una corporatura diversa da quella degli altri. Ma quelle frasi “sei cicciona”, “sei grassa”, sono state per me un tarlo che ha perforato la mia mente. Quel buco che si era creato poteva riempirsi solo col cibo: solo lui poteva capirmi, solo lui poteva aiutarmi.
Con il tempo ho imparato a denigrarmi per prima. Era diventata la mia arma di difesa: non facevo altro che continuare a ferirmi, ma con il sorriso (come se ciò potesse rendere l’offesa meno grave!). Questa tattica però mi ha aiutata ad andare avanti negli anni.
Adesso ho quasi quarant’anni e, solo 3 anni fa, ho iniziato davvero il mio percorso di rinascita attraverso il burlesque.
Ebbene si, faccio burlesque. Mi piace e, grazie a questo percorso, ho imparato ad amarmi, valorizzarmi e rifiorire.
Erano anni che desideravo avvicinarmi a questa disciplina, ma i miei tabù sul fisico mi facevano rinunciare.
Arrivata a Milano, ho “stalkerato” sui social il gruppo de Le Fanfarlo per un anno intero: nel loro decalogo parlavano di empowerment, di diversità dei corpi e della bellezza nella loro unicità. Nella mia testa all’inizio pensavo solo: “Si certo, come no. Alla fine saranno come tutte le altre scuole di danza che parlano, parlano, ma poi nel concreto saranno schizzinose”.
Invece in quest’anno di ricerca e costante seguito, mi sono ricreduta: ho scoperto che collaboravano con Fondazione Diversity e che promuovevano DAVVERO l’unicità e la bellezza di tutti i corpi.
Nel loro blog, tra le loro foto e soprattutto SUL PALCO, non c’erano solo ragazze magre. Forse, avrei davvero potuto sentirmi a mio agio.
Ed è così che ho deciso di iniziare. Era l’ottobre del 2021, avevano iniziato il corso da un mese ed io pensavo “Vabbè, ci vado per ritrovare un po’ di femminilità”. Con il lockdown mi sembrava di essere diventata un sacco di patate, tanto non mi interessa mica andare in scena. Io sul palco? Figurati, MAI! Grassa come sono, sarei solo ridicola!.
Mi sono invece ricreduta per una seconda volta: la mia insegnante, Lisa, è stata come una mamma, attenta ed accogliente. Io non vedevo l’ora, ogni settimana, che arrivasse il giorno della mia lezione, per sentire tutto quell’amore penetrarmi sotto pelle e farsi strada nella mia mente.
Del mio gruppo siamo partite in sette, ma siamo andate in scena solo in tre.Io ero l’unica ragazza grassa in mezzo a due ragazze molto magre.
Sul palco mi sono sentita una DEA
Ma la volete sapere la verità?! Sul palco mi sono sentita una DEA!!!
Sotto quelle luci, a ritmo di musica, ogni movimento ed ogni mia espressione, era come se dicesse: “Sì, sono grassa, ma guardatemi! Sono in grado di fare tutto quello che voglio del mio corpo e della mia vita. Ammirate quanto un corpo grasso possa essere sinuoso e sensuale!”.
Mi sono sentita così POTENTE!
L’anno successivo, altre tre ragazze formose hanno trovato il coraggio di iscriversi.
Una ragazza, dopo quattro anni che si iscriveva e non superava il trimestre, ha finalmente concluso il suo primo anno didattico ed è andata in scena, dando grandissima dimostrazione della sua potenza e sensualità. Non è stato sicuramente merito mio, perché è dipeso tutto dall’insegnante e dal percorso di questa ragazza. Ma mi piace pensare che anche il mio corpo su quel palco, abbia avuto la sua piccola dose di merito. La potenza della rappresentazione!
Grazie al burlesque ho fatto cose che mai avrei pensato: ho partecipato ad una pubblicità, in cui racconto come il Burlesque mi abbia aiutata ad accettarmi, e sono stata ospite in un programma TV per portare la mia testimonianza.
Alle persone che mi hanno additata dicendomi che “grasso vuol dire malato” e che “grasso vuol dire che devi nasconderti” voglio dire ancora: grasso non sempre vuol dire malato. È più malata la società, i social media: se le analisi sono in regola, non c’è nulla da temere.
Il mio corpo negli anni ha subito veramente di tutto e le cicatrici più profonde le porto nella mente. Io ho scelto di continuare a fare burlesque per amarmi sempre di più e per portare il mio corpo grasso oltre quei tabù che continuo a creare nella mia testa. Come il “non ce la farò mai a fare la coreografia sulla sedia”: ho fatto il workshop per tre volte e alla fine ci sono riuscita! Oppure “non riuscirò mai a mantenere le gambe distese lavorando di addominali”. Tanti esercizi, allenamento e volontà, nel mio personale caso, stanno smentendo anche questa convinzione.
Le persone che mi hanno detto “sei grassa devi nasconderti”, ho imparato a scacciarle via come mosche. Anzi: mi sono fatta vedere DI PIU’ ed ancora più colorata e sgargiante che mai!
Riformula il tuo pensiero, guardati allo specchio ed inizia ad amarti: vedrai che le cose assumeranno un aspetto diverso.