Ogni mattina a Milano, come sorge il sole, una madre sa che dovrà correre più del suo bambino, o dovrà cambiargli l’ennesimo paio di pantaloni.
La prima parte del mio #iorestoacasa è andata liscissima: bimbo adorabile a casa con me, smartworking, riunioni on line, telefonate a colleghi e clienti, un ordine insolito nel mio soggiorno, amate letture per troppo tempo trascurate, videochiamate ad amici e aperitivi sul divano. Le giornate scorrevano placide e produttive.
Poi l’illuminazione, l’idea geniale, il colpo da maestro: approfittare del tempo a disposizione per togliere il pannolino al mio bimbo.
SPOILER ALERT: L’APOCALISSE!
Grazie ad una fantasia ipertrofica, ma poco utile, immaginavo conversazioni razionali e risolutive con il piccolo con le quali avrei archiviato la questione “togliere il pannolino” in una manciata di giorni.
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAAHAHAHAHAHA (Risata amara)
NO.
Quella stessa manciata di giorni trasforma me, da madre dolce, empatica e accogliente (ma impaziente), nel Sergente Hartman, ma vestito peggio. E lo gnomo, da bambino intelligente e sensibile, si trasforma in un anarchico del water, in un ribelle del vasino.
Lotte di potere, braccio di ferro continuo, musi lunghi e ulcere non mi fanno cedere. Neanche quando bimbo invece di molotov lancia nella mia direzione giraffe peluche, formine di Didò e cuscini del divano. Ma lo capisco.
Al 137^ “ANDIAMO A FARE PIPÌ” sarei anche io vagamente indispettita.
Improvvisare, adattarsi e raggiungere lo scopo, così professa il sergente Tom Highway nel film GUNNY, quindi si cambia strategia.
“AVVISAMI TU QUANDO TI SCAPPA” diventa il nuovo mantra, ed evidentemente i tre anni sono i nuovi sedici in quanto a sfida agli adulti.
Ho una vivida visione di quello che sarà tra qualche anno.
La nuova strategia non sortisce grandi risultati, mi ritrovo a usare il Lysoform più spesso di quanto potrei fare in un mese intero, pregare che la lavatrice non mi abbandoni e risolvere questioni lavorative con in mano uno straccio.
Oggi, al quinto cambio di mutandine della mattinata, ho avuto la tentazione di chiudermi nello sgabuzzino (ormai ordinatissimo) e ignorare le mie responsabilità con in mano un gin tonic.
Poi però lo guardo, mi guarda, mi stende con il suo biondo sorriso sornione e io mi sciolgo come la più svenevole delle madri.
Così ricominciamo a giocare, a leggere e a fare aerei con il pongo tra una mail e una telefonata.
Ogni mattina a Milano, come sorge il sole, non importa che tu sia madre o bimbo.
L’importante è che cominci a correre.